Tüe, quasi insepolte(96), alla birragliaNon lascerò dello straniero! I campi
Ove ramingo e perseguito, appenaIo scamperò, risuoneran del pianto
E rantolar di mercenari e spieTrafitti e moribondi. Al santüario
Venduto de' miei padri avranno stanzaLe tue reliquie, e d'altra donna amata
Madre ad entrambi, adornerai l'avello!(97)
CANTO XIIPROSCRITTO
E m'inselvai nella Pineta(98) e piaGioventù mi protesse! Allor che il tetro
Persecutor il mio covil fiutava,
Un gareggiar tra i generosi a sitoPiù sicuro guidarmi, e ben sovente
Pochi cespugli dividean l'ambitaPreda ed i perseguenti, e la favella
Spesso di loro mi colpì l'orecchio(99).
Dall'Adrio all'Appennin, dai monti al lidoTirreno, io corsi in salvatrice nube
Di coraggiosi cittadini. InvanoS'udì minaccia di tiranni, a morte
Dannar chi asilo concedesse al fieroDi Religion nemico e delle Leggi!
Leggi e Religïon si noma il ventreDai prepotenti della terra e dalla
Ciurmaglia che l'incensa. Io, Libertade!
Il venerando e santo nome tuoUdii tant'anni profanar dal truce
Di Buenos-Ayres oppressor, e delleLeggi sostenitor chiamarsi un fido
Di quel tiranno, al suo padron simíle(100).
Sant'Alberto, Forlì, Prato, Ravenna
E voi ben cari Maremmani, un cennoDi gratitudine accogliete, e un dolce
Ricordo a Modigliana, ove gentileDi Cristo un sacerdote(101) all'ospitale
Sua magion mi raccolse, ed instancabilGuida seguimmi tra i dirupi e l'erte
Dell'Appennino.
La fatal d'Italia
Sorte, e de' preti, e de' codardi l'opraL'avean ridotta prostituta, ancella
Dello straniero tra le braccia, e tutta
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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