La prima volta(114), e la stupenda, immensa,
Meravigliosa vastità del padreDegli Oceàni(115). Sulla fredda zona
Spinto a Levante dall'etereo motoTraslatore dell'Orbe(116) al tempestoso
Dell'Orno capo m'avvicina, e a Bora
Torcendo ancor, nella perenne brezzaM'ingolfa e spinge al Peruano lido.
Propizi i geni del ritorno e cariIo rividi del cuore, alle fraterne
Mense ospitali fui accolto, e quasiMi sembrai tra i miei lari(117). Ove il fatale
Che mi lega destin a quella mestaSventurata mia terra e le sue ingiurie
Di vendicar io non giurassi, forseTra le ben care Americane il mio
Destin fissato avria! Ma chi scordareSi può dei nati tuoi, Italia? Infame
Sarà colui che ti rinnega, o il neroDelitto lo conculca, o di letame
Ha l'anima perversa. Il masnadieroChe ti ha coperto di vergogna, il vile
Che, moderato, si millanta, oh! soliPonno oblïarti o in braccio allo straniero
Prostituirti. Ma la maschia tuaProle che t'idolatra, e che la morte
Solo pretende per mercede e l'ontaLavarti col suo sangue, oh! quella, Italia,
Piange commossa nel pensar che un giornoCol proprio ferro ti farà redenta!
Sempre ha l'Italia in cuor l'esule e il suoNome santo lo abbella. Alle lontane
S'avventura contrade e, sia fortunaSorridente od avversa, il suol natio
Anelante ricerca, ove deporreTra le miserie o le dovizie l'ossa(118).
E tal son io. Questa soperchia vitaTi sacrai da fanciullo, e le tue zolle
Spero bagnar col vecchio sangue mioPer libertà recarti. E che m'importa
D'ingrate turbe le nequizie e l'odioDe' potentati della Terra?
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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