Tuoi fia prostrata e tu, guarda, vendettaNon prenderai di lor, perché sul vinto
E genuflesso tuo nemico il ferroNon hai bagnato ancor(128). L'inverecondo
Sgherro, allorché fortuna arride, è fieroE tracotante; ma altrettanto è vile
Quando infelice.
La fatal geníaDi chi l'Italia regge, alle battaglie
Non s'avventa per noi. Sottrar la imbelleDal dominio d'infami tirannelli?
Alla buon'ora! ma dominatriceEssere in luogo di color, e plebe
Tacita vuol, e sottomessa e pravaCome fu sempre, lusingata e serva.
CANTO XVIL '59
Un dì, tra i solchi del mio campo, un messoApportator di fausta nuova giunge
«Guerra all'Austriaco, - ei dice, - il Re Sabaudo
«Immantinente bandirà. L'aiuto
«Del Sir di Francia è certo, e questa volta
«Si vuol il popol parteggiante al fiero
«Di Libertà conflitto». Un mio sogghignoAccolse il messaggier. Il Lupo e il Falco
Patteggiaron tra lor dunque, e le agnelleVoglion compagne nell'arringo. Oh! guai
Per le lanute e per l'Archimandrita
Che le conduce. Immascherato il Falco
Da Aquila, l'Adriaco mar ritrovaSul Mincio e torna il patteggiato agnello
Ad aggrappar. I denti il fier compagnoConfigge all'altro. Archimandrita e mandra
All'Inferno per ora, e poi vedrannoLe Mäestà di regolar l'Interno,
Cioè: «Coi soldi tuoi, popol, un nembo
«Ti doneran di dignitari e birri».
Eppur convien marciar ove si pugnaContro i nemici dell'Italia. È bello
Veder un giorno di battaglia, in fugaQueste masnade assuefatte al pingue
Viver del ladro, depredar non soloMa disprezzar questi di Roma figli
Perché discordi e nell'inganno spinti.
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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