E fur sconfitte le indecenti! I prodiItali, soli, non sommanti a molti(129),
Si risovvenner che la terra stessaPartoriva i Camilli, e nelle reni
Mi preser quei ribaldi spaventatiDi baionette a punta. I campi ameni
Di Varese e di Como i bellicosiVider dell'Alpi Cacciatori, e i canti
Delle vittorie rallegrār le belleFiglie del Lario e del Verbano. I fatti
Dell'antiche d'Italia armi, i nipotiAvrian rifatto, se l'ermafrodita
Casta de' Moderati il sonnolenteLicor, a stille, sulle sventurate
Plebi non diffondeva! Il barattiereDella povera Nizza ai coraggiosi
Che finirla volean collo stranieroRapiva l'armi. «E si lasci a chi tocca
«Fare», dicea l'astuto: e ben sapevaChe coll'armi alla man l'Italo, il turpe
Avria infranto mercato e le cateneRotte agli schiavi suoi fratelli e il lordo
Sir di Cajenna maledetto, e a schifo.
Sulla sponda gentil del Garda un sitoSorge, ove l'arte e la natura a gara
Spandon bellezze. Ivi le nevi ai montiNe argentan la corona e le convalli.
Partenopeo il clima, e le fragranzeHanno e la sicula dolcezza i frutti.
AUTOGRAFO RIPRODOTTO FOTOGRAFICAMENTEDAL «POEMA»
(CANTO XV. IL '59)
CANTO XVIIL CORRUTTORE
Il campione dell'Idea, il padreDella menzogna e corruttor del Mondo(130),
Discese a patti con chi scrive e, turpe,
L'anima, scellerato, alle sue brameCredea curvarmi, misurando il mio
Dal suo cuore di fango! «Il rio Governo
(Diceva il messo del furfante) e voiAborre(131) e in cenci i valorosi lascia
Vostri compagni. Io largirņ di tuttoQuesta prode falange, e l'oro, in pegno
Della fede del Sire, io qui vi porgo».
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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