Ringagliardita dai superbi figliDella Sicilia e impallidîr gli sgherri!
CANTO XIXCALATAFIMI
Calatafimi! Sul tuo colle un giornoVedesti in fuga la fatal coorte
De' padroni del Mondo, e serbi ancoraDi quel conflitto la memoria, e nomi
Pianto di Roma(138) l'immortal collinaDe' predoni sepolcro. Il sacro campo
Ove l'antica libertà vincevaContro il Roman dominatore, il canto
Udì di mille valorosi e l'ecoNe ripetè il trionfo alle lontane
Valli della Trinacria, e fu decisaLa fortuna d'Italia in quel sublime
Giorno di morte d'un tiranno. Un tempioDi libertade sei, colle superbo,
E le tue zolle sono sante! Il mirtoChe ti corona è fecondato d'ossa
Degli schiavi e de' donni! Il passeggierChe ti contempla, o che ti calca, il suono
Crede d'udir del terribile assaltoDe' fieri figli del diritto e l'eco
Lo conserva ai venturi, acciò non servaRicada Italia tra gli artigli infesti
Di tiranni nostrani o di stranieri.
Serba, o terra di prodi, il venturosoRicordo de' tuoi Mille ! Era ben quello
Il simulacro vero de' tuoi figli,
O Italia! e meglio di Legnano il quadroDi redentrice fratellanza, e tutti
Rappresentati dal Cenisio all'Etna.
Qui non lo sfarzo variopinto e osceno,
Né la livrea del servo. Era il robustoPlebeo guerrier non catafratto ed erto
In bellicoso destrïer, ma il corpoModesta giubba gli adornava e quale
Solea l'aratro accompagnar od altraOnesta cura. L'arrogante schiera
Dei Regi sogghignò, lorché s'accinseLa non fregiata a caricar; ma presto
S'avvide al garbo, che non le dorateVesti fanno il valente, ma la sacra
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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