Del giusto coscïenza e libertade.
Com'eran belli i Mille in quella primaGigante pugna di liberatori!
Imberbi i più, e delicati, e snelliCome fanciulle, dell'intelligenza
Figli diletti! E come fiero io sonD'appartenere a quella schiera! Un gruppo
Di quei leoni, antemural serrato,
Col petto al piombo degli sgherri e l'occhioRivolto al Duce benamato, il corpo
Di lui copria(139). Oh! di fatal presagioFu quel conflitto, e il scintillante sguardo
De' miei fieri compagni alle masnadeRegie profuse tal timor, che invano
Di reggersi tentâr sulle sublimiDel colle alture, e nelle impari pugne
Che seguîr la fatidica, il cospettoNon più sostenner de' superbi figli
Della tradita Genitrice(140). Oh! servi!
Voi dell'Italia non mertate il nomePortar di figli, perché voi la causa
E d'impostori e di tiranni sempreServiste a danno della sciagurata,
E foste... i fabbri delle sue catene!
Coperto è il colle di morenti, e giaceAccanto al tronco dello schiavo, il forte
Propugnatore del diritto, e i bruniLinëamenti del Sicano il biondo
Risaltan crine lombardo ed il truceS'avvinghia figlio del Sannita al molle
Partenopeo cadavere e... la Madre
Di tanti figli pur potria discernerChe per vergogna dal suo sen son surti!
Fugge il liberticida, e le adirateGenti, che oppresse l'insolente, il fio
Infliggon al perverso, e pasto ai caniIo li ho veduti i ciondolati(141) e sparse
Per il sentier le membra a miserandoSpettacol tetro, ed a' potenti esempio.
Esempio sì... ma che non giova! Un stormoD'adoratori della pancia il bene
Altrui dovunque al proprio ben prepone
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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