Si rallegrava dell'Oreto al cantoDi trïonfo de' prodi, ed il canuto
Credè tornata l'immortal tenzoneChe la Triquetra liberò in un'ora!
E proseguimmo vincitori, il ferroNelle reni al nemico; e ponti e mura
E fulminanti bronzi, invan la fogaDe' liberi trattennero, e la morte
Invan colpiva nell'eletta schieraChe guidava all'assalto. In Fieravecchia,
Illustre foro di Palermo, i primiS'adunâr cittadini alla battaglia
Pronti ed armati con qualunque ferro.
Pari al ruggito del leon, la cupaDel popol rumoreggia immensa e tetra
Voce di sdegno e di vendetta! Umíle...
Umíl... s'agguatta il maledetto ignavoSgherro dïanzi tracotante e altero
Archimandrita degli oppressi. Il pondoEi ben conosce delle mille teste
Della terribil Idra; allorché il laccioTroppo la stringe e la süa possanza
Dimenticata essa ricorda, struggeEd annïenta gli stromenti vili
Del suo servaggio ed in un fascio stipaE male e bene ed innocenti e rei,
Solo ad infranger il Creato intentaChe sol sventura nel Creato ottenne.
E a chi la colpa? Oh! mansüeta e fidaQuella plebe infelice io ben trovai
Dovunque il caso al mio destin l'avvolse.
«Amor d'amor si paga»! Ove al tapinoPorgi la man che lo solleva, ei bacia
Quella mano benefica e diffonde,
Riconoscente, nel tuo sen tal sensoChe se non piangi di contento, il cuore
Non hai ben fatto. Le sue doglie e il suoNatale abbietto e le miserie tempra,
Consola, ed ama il poveretto e milleNe avrai compensi e guiderdon nell'alma.
Se ancora ingrate son le masse e torteOh! egro, il dì benediranno in cui
Ti sia ridata la salute e il marmo
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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