Adoreranno, che racchiude l'ossaDel Benamato e nell'età venture
Benedetta sarà la tua memoria.
Ma tu chi sei, ermafrodita belvaCh'ora ti chiami «Moderata»? ed altro
Non sei che prole della serva etadeChe aggiogò Italia allo stranier tiranno
E accovacciossi sotto il desco, l'ossaA roder delle plebi? E... «Moderata»?
Nel bene sì, o nulla sei, perversaMa nel male?... le doti hai di Satàna.
Meretrice del Mondo e dell'umanaRazza la peste sei, più contagiosa
E micidiale di quel morbo stesso.
Sgabello di tiranni, il tuo malvagioContatto ancor peggiora il già ferino
Temperamento di quei mostri, e il lezzoTuo corruttor nelle ignoranti masse
Il veleno diffonde, e la naturaPer te recede dal progresso e langue.
Ferve la pugna nelle strade, e ovunque
È l'inimico ricacciato ai forti,
Ove s'intana, ed i tremendi alloraBronzi devastan le contrade. Il fiero
Naviglio li seconda, e di macerieIl suolo è ingombro. La fatal coorte
De' liberi non teme, e per incantoSon barricate di rottami, e lastre
Innalzate dovunque a baluardiDi libertade. Oh! santa usanza e vero
Battagliare di popol! La tua informeStruttura incute lo spavento ai truci
Del dispotismo sgherri, e la fidanzaAl coraggioso cittadin, che pugna
Pe' lari suoi, per la sua donna, e figliE casa, e dignità dell'uom e tutto.
Perché chi soffre di servir non degnoDel consorzio de' liberi è giammai!
Sono in frantumi le tue case, e templiE palagi, e tuguri, ed i rottami
Coprono i tronchi de' tuoi figli informi,
E rosseggianti le spaziose vieDi quel nobile sangue e senza tetto
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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