Le gestaDi lor contate, e come fur da servi
A libertade i milïon redentiDall'impresa gigante. Oh! seminate
Quelle tombe di fiori! Il grato affettoDi voi, vezzose, ai vagolanti spirti
Di virtù tanta ricompensa sia,
Che annienti il lezzo dell'ingrata setta.
Sono rinchiusi nella Rocca! E forseDisposti a seppellirsi tra i frantumi
Prima che a patti consentir?... CotesteNon fan pazzie i ciondolati! Il viver
Troppo è prezioso a lor, alle dovizieEd alle gioie destinati. E tanto
A lor costò di servilismo! A' pazziRompicolli s'addice il ticchio vano
Per altri di morir; son disperatiChe a perigliar altro non han che oscura
E sciagurata vita.
A patti vennerI servi d'un padron signore ancora
Delle vaste marine del Tirreno
E d'oste numerosa, e fu la viaChe da Milazzo alle Cariddi arene
Guida schiusa e festante. E non latratoDi Scilla udimmo, ma le bellicose
Voci de' Bruzzi, che scuotendo i vecchiFerri invitavan le liberatrici
Sorelle schiere all'ultimo tragitto.
AUTOGRAFO RIPRODOTTO FOTOGRAFICAMENTEDAL «POEMA»
(CANTO XXI. MILAZZO)
CANTO XXIIREGGIO
PASSAGGIO DEL FARO
Era sul libro del destin segnataD'un tiranno la fine! e invan dal Senna
Il padre de' tiranni una barrieraVolle innalzar sul Faro all'irrompente
Di Libertà falange, e l'Allobrògo
Patteggiator di Nizza alla mendaceVoce del Sire unia l'umíl sua voce
Ma gloria a te, terra d'asilo! I tuoiFuron sublimi Reggitori, e il tetro
Despota menzogner si rannicchiavaAlla superba d'Albïon favella!
Grazie Britannia! Grazie! Il tuo contegnoNon sol salvò di Partenòpe i figli
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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