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      De' prostituti a lui serbato ha un posto!
      Rugge frattanto la tempesta e involveNe' suoi vortici un trono, e lo frantuma
      Che mal ne scorgi le vestigia. Il rossoDi sangue catafalco, da tant'anni
      Sulle miserie popolari eretto,
      Crolla, e trascina nella polve il sciameDe' codardi epuloni. I suoi Camilli
      Ha ritrovato Italia e dal Cenisio
      Al Lilibeo si scuote, e in un balenoAvria travolto, e mercenari, e preti.
      E libertade avria beato alfineLa fatata Signora delle genti.
      CANTO XXIVI REGI LIBERATORI
     
      Ma dal Settentrïon s'ode un rumoreD'armi e d'armati! e condottier lo stesso
      Galant'uomo s'avanza, alla riscossaLiberator sovrano! I mandatari
      Strombazzan le sue glorie e la virtudeDel magnanimo Sire. Oh! viene dunque
      L'opra gigante ad adempir; un tronoInnalzare d'amor sulle ruine
      Del macchiato di sangue ed il servaggioFinir d'Italia. Le superbe schiere
      Da lui guidate, alle sorelle unite,
      Insegneranno allo stranier se morto
      È il valor Italiano. Alfin de' grandiFia compito il desio, e questa terra
      Non più soggetta giacerà per Dio!
      No! La fatal del vilipendio segueInfame via il Rege. Alla corona
      Immortale di gloria e di possanzaDal suo popolo offerta, egli ha prescelto
      Il serto vil, che l'incatena al carroBrutto di sangue d'un tiranno. E viene
      Con libertade sulle labbra e... in cuoreDel coccodrillo la vorace sete
      Dell'isterminio! A dar battaglia ei viene(148)
      A chi del Mondo la prima coronaPose a' suoi piedi. Ingrata volpe! il fio
      Pagherai dell'inganno! E questa genteSì travagliata e buona, alla speranza
      Dischiuso il cuor, credea d'un'età d'oro


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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna
1911 pagine 105

   





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