Tu palpitassi! Eppur dalle scosceseRupi dell'Alpi al Mongibello l'ossa
Son seminate de' tuoi prodi; il santoAlto portâr di libertà vessillo
Sui frantumi de' troni ed a novellaVita destaro i servi e la Torrita
Donna acclamâr Signora delle genti!
Sì! Nella speme t'addormenta il tuoPatrizio volgo d'Imperanti e Regi
Al culto vile. Stolta! E Campoformio
Tu già scordasti, sciagurata? E il Terzo(154)
Del venditor Primier(155) più, forse ha in menteDi libertà recarti? Oh! guarda Roma
E l'Austral nostra Italia insanguinataDal vampir della Senna e il nuovo Mondo
Nel dispotismo rigettato, e i suoiFranchi legati per il collo e tronfi
Pur di portar la servitù dovunque!
Gloria è chiamata dagli stolti l'arteDe' predoni, e la strage scellerata
Delle genti. Che vale il Ver cennatoDa pochi eletti? Là nella stupenda
Volta dell'Infinito, ove l'Eterno
Si compiacque adornar di Mondi eterniE illuminarli, non trovate, o pravi,
Stanza degna di lui? senza abbassarloAlla corrotta, che vi copre, creta
Il vostro cuor di fango, e in un recintoChe puzza insedïarlo? E come fosse
Delle vostre miserie ingalluzzito,
Lo inciondolate e lo adornate! Il prandioNon vi contenta di torture cui
V'adagiava natura? e morbi e peneE sofferenze d'ogni specie? Senza
Tal babilonia di Governi inettiAl ben, ma corruttori ed assassini
Delle nazioni, assoldando tra voiLa metà più perversa, a trucidarvi
O farvi infami e depredar le vostreSostanze e figli e donne e libertade
O libertade altrui... E ciò chiamateGloria?... Di schiavi e di tiranni è gloria!
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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