CANTO XXIXASPROMONTE
Da Sarnico a Caprera, a temperarmiDalla nausea de' Regi. I pochi fidi
(Pochi, perché dell'io la sciagurataSmania corrompe i molti. È questo il primo
Poter della tirannide!) il camminoDelle venture ripigliaro, e l'orme
Ricalcâr glorïose dai superbiMille solcate e di Marsala il grido
Rimbombò sull'Oreto. E l'immortalePopol de' Vespri sollevò la fronte
Annullatrice de' tiranni! L'eco
«O Roma o morte» ripetea frementeDal Lilibeo all'Etna. Oh! gloria sia
Alla Trinacria, iniziatrice e primaAlle patrie battaglie. I sonnolenti
Figli del Continente il generosoUdiron grido della Forte e, pigri
S'accovacciaron nella melma, insani!
Per pentirsi di poi, ma tardi. Intanto,
Peria la schiera de' valenti, involtaDall'insidia dei Regi, infêudati
Al Franco birro dell'Europa. E giaceSulla cervice d'Aspromonte inulto
La speranza del Tebro e la vergognaEternata d'Italia e le miserie!
O Libertà, del profanato tuoNome si pasce il Rege e i genuflessi
Servi. E i sudanti della gleba indegniDel tuo non son vivificante sole?
Guarda il Franco appestar delle sue cianceIl Mondo, e incomodarlo per la vana
Burbanza d'esser conto! E mentre ieriPropagatore di Ragion(156) sciogliea
Sull'Europa il suo voto, oggi sostegnoDella sucida lue che infesta Italia
S'è fatto e, fier del suo bavaglio, all'orbeImpor vorria e fanatismo e ferri,
Di Lojola campion liberticida!
L'Anglo... forse dovrei non favellarnePerché d'Italia la pericolante
Nave sorresse spesso, e questa vitaMïa lenì nelle sciagure! Intanto
Di Libertà campion, ei non ripugna
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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