Co' tiranni legarsi e, mentre il Fato
Della grandezza al vertice lo pose,
Guarda nell'imo e si commuove al truceDestino degli oppressi; ma la quiete
Sua, confortata di dovizie, al santoDelle Nazioni dritto non pospone,
E sotto il Boreal mostro trafittaLa Polonia soggiace e isterilito
Un voto giunge alla caduta, alloraChe d'una man gagliarda avria ben d'uopo!
Tuoni, Albïon, la tua possente voceDella Neva sui flutti, e le anelanti
Torme raccogli a te dintorno e lasciaNella lor melma gl'Imperanti! Il tuo
Non imbrattare maestoso ammantoAll'infame contatto ed il destino
Delle nazioni reggerai. I serviInfrante avran le lor catene e il Mondo
Da Dio segnata, seguirà la via!
E Italia?... Essa non conta. I battaglioniDe' suoi guerrieri trasformati in birri
Son per frenar de' generosi il sacroTirannicida impulso!
Ove di schiaviS'oda rumore di battaglie, al santo
Tuo nome, o Libertade, io la spossataMia destra porgerò e un cuor che pulsa
Com'ai verd'anni! Nel tugurio intanto,
Ove m'è forza meditar senz'opra,
Io me'n starò tranquillo... Ah! no! la quieteNon è per chi le tue vergogne, Italia,
Come se proprie sopportar non puote.
Taci!... O demon delle battaglie! il ferroPiù non mi va. Questo mio frale è infranto
Più che dagli anni, dagli strazi e l'ontaDella mia terra schiava!... Agl'Imperanti
Il lor pasto lasciam: le plebi! E stancheSe son di battiture, ai lor tiranni
Non largheggin gli sgherri, che dal senoScaturiscon di lor. All'impostura
Alimento non denno! e prostituteChine all'altare del chercuto, invano
Ho tentato strapparle, e maledetto
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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