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      All'avanguardiaPrecedesti i prescelti alla vittoria
      Conducendo gl'imberbi intemeratiMille, bagnasti del tuo sangue illustre
      La de' Vespri contrada, o prode Túchery(187),
      Cementando così la patria umana.
      Estraneo peregrin su questa terraIo vagherò per poco, e più che gli anni
      M'hanno i fastidi già consunto e stanco.
      E chi il colmo veder senza rammaricoDell'umana malvagia e delle turbe
      La non curante codardia potrebbe?
      L'uom si lamenta di servaggio e d'aspreSevizie e di rapine e di calpeste
      Leggi, e se a parte delle sue rapineUn tiranno lo chiama, addio l'oppresso,
      Ei diventa uno sgherro. E guai per taliChe fur fratelli di sventura e i ferri
      A sollevare lo sorresser! PiombaDa quattordici secoli uno stormo
      Che dico! un mondo di locuste, assaiPeggior delle Niliache sull'Italia
      E la sovverte, mercanteggia, inondaDi stranïeri il suolo. I suoi bambini
      Sono educati a servilismo e curvoSul curvo petto il collo, ai baciamani
      Ed agl'inchin cresciuti. Io, quando pensoA quanto mal, quante vergogne il prete
      Fu cagione in Italia, eppur lo scorgoTrïonfalmente passeggiar, la terra
      Rinnegherei, che mi diè vita e tantePuò codardïe sopportar de' suoi
      Ermafroditi abitatori e a Morte
      Per consolarmi mi rivolgo e spero!
      Dell'Epomo(188) alle falde sono e fissiSu Partenòpe gli occhi miei, la vaga
      Del mar sirena contemplando. È forseAltra del globo favorita parte
      Che ti sostenga il paragon, brillantePerla d'Italia, e svarïata e ricca
      D'ogni portento? Imbalsamata è l'auraChe ti circonda dai fioriti ameni
      Colli. Ingemmata dalle meraviglie


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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna
1911 pagine 105

   





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