«Susurrava quell'egro, - io non conobbi!
«Esposto, fui raccolto, ed all'estranea
«Magion dei derelitti, il benedetto
«Nome di figlio non udii giammai
«Da chi nutriami infante. Un santuario
«Pur s'ebbe Italia nel mio cuor! La vita
«Per liberarla consacrai, siccome
«I prediletti della sorte». Io, mesto,
Baciai la fronte del morente e il cuoreSentii squarciarmi intenerito, e molle
Di pianto il ciglio.
La corteccia appena
È graffiata da nemico piombo,
Ma figlio è di potente, e le serviliImmense turbe son commosse. I bronzi
Suonano a festa. Sulle fredde vetteDell'alpi son caduti i valorosi
Figli del popolo a migliaia! E mute,
Moltitudini stolte e ingangreniteDalla miseria e dal servaggio, state?
IL TROVATELLO.
Canta la madre a conciliar il sonnoDel novello suo nato, e imbalsamato,
Voluttüoso, scende in ogni fibraQuel materno concento. Essa lo bea
D'un bacio, allor che di Morfeo le carePlacide strette l'hanno avvolto, e pia
Ed amorosa lo contempla e godeUn paradiso di letizie.
Io soloEstraneo ai baci, alle carezze, al santo
Alito d'una madre! Un dì succhiaiDi mercenaria sventurata il petto
Con più compagni di sventure. E colpaN'ebbi fors'io, poveretto? Il Fato
Rovescia i grandi sulla terra; a loroOgni contento, ogni dovizie, e noi
Servi de' loro servi, alla Fatale
Ricorriam per sollievo e per giustizia,
A lei che, sorda al privilegio, ai tortiDella fortuna, ci affastella informi,
E tapini, e scettrati, e tutti, Morte!
LA PRIGIONIA
(FRAMMENTO).
Sono in prigione! Il mal genio del Mondo
La vinse anche quest'oggi; e ciò che monta!
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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Italia Morfeo Fato Fatale Morte Mondo
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