Della giustizia; ma di Roma ancoraNon era spenta la vendetta altrui
Del dominio del Mondo. I mandatariDel tiranno di Francia avean dall'Arno
Comandata l'ignavia, ed ubbidientiAnche una volta, insudiciate e prave
Piegavan le ginocchia, inverecondiDell'Italia i reggenti, e numerosa
Scendea la soldatesca del tiranno.
«Ritrarsi e non pugnar» era la voceDe' moderati e degl'impietositi
Amici pure! Ma doveasi il baldoSogghigno degli sgherri e dei chercuti
Sopportar senza pugna? Oh! se cadutiSon sulle vette di Mentana i prodi
Dell'Italiana libertà campioni,
Non è forse con sangue e con sciagureChe libertà germoglia e che i tiranni
Son rovesciati dal lor seggio infame?
A Mentana, all'Ereto e sulle setteColline dell'Eterna, il mercenario
Ognor tripudia, la mitrata jenaSi gavazza di sangue. Oh! fia per poco
La strage delle genti! Il simulacroDell'impostura sparirà per sempre
E sulle sue sanguinose rovineQuesta patria vedrà la sacrosanta
Inaugurata religion del Vero.
Salve, o prode Cantoni! Alla superbaFronte mirotti il mercenario, e l'armi. .
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AD ADELAIDE CAIROLI.
Celeste dote è negli umani; e spessoPer lei si vive con l'amico estinto
E l'estinto con noi ecc.
UGO FOSCOLO.
Sei mesta tu ! Perché sei mesta, o Donna,
Sublime esempio delle madri? A Italia,
Pascolo infausto dell'arpie, il tuoAstro risplende qual brillante faro
Al tempestato navigante. E forseSenza di te, credi che la speranza
Santa d'esser redenta, a questa patria
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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