Darebber le livree, i corruttoriSacerdoti del ventre? La celeste
Alza tua fronte, ed a tuoi piè contemplaQueste turbe ingannate! Esse dal tuo
Labbro di miele e di virtude un cennoSperan del Vero, i farisei del tempio
E del seggio a travolger nella melma.
Quattro ti orbaron figli! Oh! Dio che figliTi fregiavan Madonna! E tu perduti
Credi di averli? Dello schiavo il piantoDunque non giunse al santuario santo
Ove inchinata ti addolori? E quelloCambio non fu della materia? quello
Che morte chiama la volgar gentaglia?
Chi, se non lor sulla venduta servaD'estranei servi torreggian, fregiati
Dall'aurẹla del martirio, in fronteDella schiera di prodi, per cui rosse
Son l'Italiche zolle? AccovacciatiInvan nel fango si ravvolgon lordi
Questi nuovi giudei, urlando: «manna»!
Ma quando il nome dei Cairoli rombiTra queste vili turbe, insofferenti
Le vedrem di servaggio, e in un travoltiImpostori e tiranni.
A lungo schiaveRegger non ponno le ingannate genti
Su questa terra, ove s'innalza, sacro,
Il mausolëo di Groppello e doveInginocchiati - simulacro eterno
Delle italiche glorie - imparerannoDa te i venturi a non soffrir predoni.
A VITTORIO EMANUELE.
Nobile via noi t'accennammo, e fortiFigli dell'opra al tuo voler intenti
L'idolatrata libertade e i tortiRegi a' tuoi pie' prostrammo, e vita e stenti.
L'immacolato tricolor, dolenti,
Ś! noi macchiammo per veder risortiDella Romana Italia i macilenti
Nipoti, a un fascio e ad un cammin consorti.
Or dimmi: hai tu dell'Italo fidenteAppagata la speme? e le proterve
Dei suoi tiranni soldatesche hai spente?
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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