Birri un dì noi vedemmo, e genti serveSu quest'afflitta terra, e fatalmente
Di servi e birri noi vediam caterve.
A ROMA.
Ergi la calva, venerata fronte,
O Matrona del Mondo, e la protervaChe ti calpesta schiatta e chi nell'onte
Secolari t'avvolge e ti fe' serva
Guarda. Ammantata, d'immoral catervaD'ogni ladrone nel tuo sen fa monte
E con Satàna i patti suoi conservaGuai dell'Italia inesauribil fonte!
La terribil tua daga hai dunque infrantaPer sempre? E forse la memoria hai spenta?
O mentì quei che tue virtù millanta?
Sorgi una volta! e la vergogna sentaQuella Romana gioventù che a tanta
Somma di gloria la fortuna ostenta!
(FRAMMENTO).
Leggi, giustizia, libertà, diritto!
Sogni! O progenie di Caino! Io, ferriE conculcata gente e vilipesi
Mercenari e togati, ovunque scorgo,
E tiranni dovunque e servitude!
Dacché le falde dell'amata miaImpareggiabil genitrice io, baldo,
Lasciai per l'erta perigliosa viaSegnata dal mio cuor, sull'uom caduto,
Intenerito, m'adagiai, lambendoLe sue ferite. Il masnadier che Rege
O Imperator si chiama, io ne' due Mondi
Con favella e con ferro intemeratoPugnai! Le turbe accovacciate e serve
Sollevar volli dal letargo, e ritteSul piedistallo del diritto, u' Dio
Le pose, rivederle. Il santuarioFatto cloaca io segnalai, e il falso
Di Sionne Levita e tutta all'uopoDi libertà questa misera vita
Sacrai fidente e conciliante, e puroDalle sozzurre de' Regnanti. Un giorno
Mentre la mano Onnipotente il crolloDonava al trono d'un tiranno e infranto
Capovolgeva nella polve, e mentreDe' miei leoni le stupende gesta
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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