Già si staccava dal molo una squadra di barchette che si preparavano a dar l'assalto al Leopoldo, piene d'un equipaggio di facchini, di domestici da piazza, di camerieri d'albergo e d'altra gente consimile avvezza a considerare il forastiero come una preda. Ogni barca faceva forza di remi per arrivar la prima e i vogatori si scambiavano urli ed ingiurie, capaci di scandalizzare chi fosse stato poco al corrente sui costumi della bassa plebe napoletana.
Il giovane dai capelli auburn s'era posto le lenti per meglio afferrare i particolari del panorama che gli si spiegava dinanzi: ma la sua attenzione, distolta dal sublime spettacolo della baja dalle grida che s'innalzavano dalla piccola flotta accorrente, si ripiegò sulle barche: senza dubbio il chiasso gli dava noia perchè i suoi sopracigli si contrassero, la ruga della fronte comparve ed il grigio delle sue pupille prese una tinta giallastra.
Un colpo di mare inaspettato, venuto dal largo correndo sul mare, orlato di schiuma, passò sotto il vapore che sollevò e lasciò ricader pesantemente; poi si ruppe sul molo in mille spruzzi, bagnando i passeggieri sorpresi da questa inaspettata doccia e fece, per la violenza del risucchio, cozzarsi fra loro le barche così bruscamente, che tre o quattro facchini caddero in mare. L'accidente non era grave perchè quei diavoli nuotano tutti come pesci o come deità marine: qualche secondo dopo, infatti essi riapparvero, coi capelli incollati sulla tempia sbuffando l'acqua dalla bocca e dalle narici e certo tanto maravigliati di questo tuffo quanto lo dovette esser Telemaco, figlio d'Ulisse, allorchè Minerva, sotto la figura del saggio Mentore, lo lanciò dall'alto d'una roccia nel mare, per strapparlo all'amore d'Eucaride.
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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano 1910
pagine 113 |
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Leopoldo Telemaco Ulisse Minerva Mentore Eucaride
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