Dietro il bizzarro viaggiatore, a rispettosa distanza, stava ritto, vicino ad un mucchio di valigie, un piccolo groom; una specie di vecchietto di quindici anni, uno gnomo in livrea che ricordava quei nani elevati dalla pazienza chinese in recipienti, onde impedir loro di crescere. La sua faccia piatta su cui il naso appena si rilevava, sembrava esser stata compressa dall'infanzia e i suoi occhi a fior di testa avevano quella dolcezza che certi naturalisti trovano in quelli del rospo.
Nessuna gibbosità deformava le sue spalle o il suo petto; eppure egli faceva nascere l'idea d'un gobbo: per quanto inutilmente si fosse cercata la sua gobba.
Insomma era un groom distintissimo che avrebbe potuto benissimo presentarsi alle corse di Chantilly; qualsiasi gentlemen-rider l'avrebbe accettato senza difficoltà solo per la sua brutta faccia.
Egli era antipatico, ma irreprensibile nel suo genere: precisamente come il suo padrone.
Si sbarcò: i facchini con uno scambio d'ingiurie piucchè omeriche, si divisero fra loro i viaggiatori e i bagagli e presero la via dei diversi alberghi dei quali è così abbondantemente provvisto Napoli.
Il nostro viaggiatore e il suo groom si diressero all'albergo di Roma, seguiti di una numerosa falange di rebusti facchini che fingevano di sudare e d'anelare sotto il grave peso d'una scatola da cappello e d'una valigetta, nell'ingenua, speranza d'una mancia più profumata, mentre quattro o cinque dei loro colleghi mettendo in rilievo certi muscoli più potenti di quelli dell'Ercole che si ammira agli studi, spingevano una carretta a braccia su cui sballottavansi due casse di mediocre grandezza e d'un peso mediocre.
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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano 1910
pagine 113 |
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Chantilly Napoli Roma Ercole
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