Paolo, atterrito si alzò, s'alzò pure il commodoro; ma i vivi colori d'Alicia erano ritornati; essa sorrideva con qualche sforzo.
- V'ho promesso una tazza di thè od un sorbetto sebbene Inglese, vi consiglio il sorbetto. La neve fa meglio dell'acqua calda in questo paese prossimo all'Africa e in cui lo scirocco c'arriva in linea retta.
Tutti e tre presero posto intorno alla tavola di pietra, sotto il pergolato; il sole s'era tuffato in mare e il giorno azzurro, che a Napoli si chiama notte, succedeva al giorno giallo.
La luna stendeva dei pezzi d'argento sulla terrazza, attraverso il fogliame, il mare rumoreggiava sulla riva, come un bacio, e si sentiva da lontano il fremito dei tamburelli che accompagnavano le tarantelle.
Bisognò lasciarsi.
Vincenza la bruna serva dalla crespa capigliatura, venne con un lume per ricondur Paolo attraverso i dedali del giardino.
Mentre ella serviva i sorbetti e l'acqua ghiacciata aveva fissato sul nuovo venuto uno sguardo pieno di curiosità e di paura.
Senza dubbio, il risultato dell'esame non era stato favorevole per Paolo, poichè il volto di Vincenza s'era rabbujato, e, mentre accompagnava lo straniero, essa dirigeva contro lui, senza ch'egli se ne accorgesse, il mignolo e l'indice della propria mano, mentre le altre dita, ripiegate sotto la palma, si riunivano al pollice come per formare un segno cabalistico.
III.
L'amico d'Alicia tornò all'albergo di Roma per la stessa strada: era una serata divina: una luna pura e brillante versava sull'acqua d'un azzurro diafano una lunga striscia di schegge d'argento, di cui il perpetuo formicolio, pel balzellare delle onde, moltiplicava lo splendore.
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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano 1910
pagine 113 |
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