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      Soltanto un cordone nero sosteneva sul suo petto un mucchio di piccoli gingilli di forme singolari, di corno e di corallo; sul qual mucchio l'occhio di Paolo si fermò, con visibile soddisfazione di Vincenza.
      Miss Alicia era sulla terrazza, il luogo della casa ove ella stava di preferenza. Un'amaca indiana di cotone rosso e bianco, ornata di penne d'uccelli, raccomandata a due delle colonne che sorreggevano il soffitto di pampini, faceva oscillare la giovane miss, avvolta in un leggero accappatojo di seta cruda di China, di cui ella guastava senza pietà le guarnizioni. I piedi di lei, dei quali si scorgeva la punta attraverso le maglie dell'amaca, erano chiusi in pantofole di fibre d'aloè, e le sue belle braccia nude s'incrocicchiavano al disopra del capo nell'attitudine della Cleopatra antica; poichè, sebbene non si fosse che al principio di maggio, faceva già un caldo soffocante e migliaja di cicale stridevano in coro sotto i cespugli dei dintorni.
      Il commodoro, in costume di piantatore e seduto su una seggiola di giunco, tirava tratto tratto la corda che metteva in movimento l'amacaUn terzo personaggio completava il gruppo: era costui il conte d'Altavilla, giovane elegante Napoletano la cui presenza fece apparire sulla fronte di Paolo quella contrazione che dava alla sua fisionomia una espressione di scelleratezza diabolica.
      Il conte, infatti, era uno di quegli uomini che non si vedono volentieri presso una donna amata.
      La sua alta statura aveva delle proporzioni perfette: i suoi capelli nerissimi, dalle larghe masse abbondanti, armonizzavan colla sua fronte unita e ben tagliata; una scintilla del sole di Napoli sfavillava nei suoi occhi e i suoi denti larghi e forti, ma candidi come perle, sembravano avere uno splendore anche più vivo a causa del rosso acceso delle sue labbra e della tinta olivastra del suo colorito.


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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano
1910 pagine 113

   





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