- Oh! niente, miss; è un tic involontario, rispose Altavilla staccando coll'unghia una rosa superba che mandò a raggiunger le altre.
- Voi m'irritate orribilmente, disse Alicia ; e senza saperlo voi offendete una delle mie manie. Io non ho mai colto un fiore. Un mazzo m'inspira una specie di spavento; sono fiori morti, cadaveri di rose, di verbene e di pervinche, il cui profumo ha per me qualche cosa di sepolcrale.
- Per espiare gli assassinii che io ho commesso, disse Altavilla inchinandosi, vi manderò cento canestri di fiori viventi.
Paolo s'era alzato e con aria urtata attortigliava l'ala del suo cappello come meditando una sortita.
- Che? partite gia? disse miss Ward.
- Ho delle lettere da scrivere, delle lettere importanti.
- Oh! che brutta parola avete detto! disse la giovine con una piccola smorfia; esistono forse delle lettere importanti quando non è a me che scrivete?
- Restate dunque, Paolo, disse il commodoro: io aveva stabilito nella mia testa tutto un piano per la serata: salvo l'approvazione di mia nipote, saremmo andati prima di tutto a bere un bicchiere d'acqua alla fontana di Santa Lucia per metterci in appetito; avremmo mangiato una o due dozzine d'ostriche bianche e rosse, alla pescheria; a pranzo poi sotto una pergola in qualche osteria ben napoletana bevendo del falerno e del lacryma-christi ed avremmo terminato il divertimento con una visita a Pulcinella. Il conte ci avrebbe spiegato le finezze del dialetto.
Questo piano parve sedur poco Paolo, il quale si ritirò dopo aver salutato freddamente.
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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano 1910
pagine 113 |
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