- Io non mi credeva così posseduta dalli jettatori: non lascio mai questa terrazza, se non la sera, per andar a far un giro in caleche lungo Villa Reale, con mio zio, e non ho notato nulla che possa dar luogo al vostro sospetto, disse la giovane, la cui curiosità si svegliava, sebbene la sua incredulità fosse sempre la stessa. Su chi cadono i vostri sospetti?
- Non sono sospetti, miss Ward; la mia certezza è completa, rispose il giovane conte napoletano.
- In grazia, rivelateci il nome di quest'essere fatale: disse miss Ward con una leggiera sfumatura di canzonatura.
Altavilla stette zitto.
- È bene sapere di cui si deve diffidare, aggiunse il commodoro.
Il giovane conte napoletano parve raccogliersi; poi si alzò, si fermò dinanzi allo zio di miss Ward, e, fattogli un saluto rispettoso, gli disse:
- Milord Ward, vi domando la mano di vostra nipote.
A questa frase inattesa, Alicia divenne tutta rossa, ed il commodoro passò dal rosso allo scarlatto.
Certo il conte Altavilla poteva pretendere alla mano di miss Ward; egli apparteneva ad una delle più antiche e nobili famiglie di Napoli; era bello, giovane, ricco, ben visto in corte, perfettamente allevato, di un'eleganza irreprensibile; la sua domanda, in se stessa, non aveva dunque nulla d'urtante; ma essa giungeva in un modo così subitaneo, così strano; essa stonava in tal modo nella conversazione intavolata, che la meraviglia dello zio e della nipote era del tutto naturale. Pure, Altavilla non ne parve nè sorpreso, nè scoraggiato, ed attese di piè fermo la risposta.
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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano 1910
pagine 113 |
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