«I miei vestiti non han nulla d'eccentrico; non ho in capo un turbante illuminato come il signor Jourdain nella cerimonia del Borghese gentiluomo; non porto un vestito trapuntato d'un sole d'oro sul dorso: non mi precede un negro suonando di cembali; la mia individualità perfettamente sconosciuta, del resto, a Napoli, è chiusa sotto il vestito uniforme, domino della moderna civiltà, e sono in tutto simile agli eleganti che passeggiano in via Toledo o al Largo del Palazzo, forse con un po' meno di cravatta, un po' meno di spille, un po' meno di camicia ricamata, di panciotti, di catene d'oro e con molto meno barba fatta! Oh, forse non mi son fatta la barba! Domani mi farò passare il rasojo dal barbiere dell'albergo. Pure qui hanno l'abitudine di vedere dei forestieri ed una qualche impercettibile differenza di toletta non basta a giustificare la parola misteriosa ed il gesto bizzarro che vien provocato dalla mia presenza.
«Ho notato, d'altra parte, un'espressione d'antipatia e di spavento negli occhi delle persone che s'allontanano dal mio cammino. Che posso aver io fatto a costoro che incontro per la prima volta?
«Un viaggiatore, ombra che passa per non tornar mai più, non suscita per dovunque che l'indifferenza, a meno che non giunga da qualche regione lontana e sia quasi il campione d'una razza sconosciuta: ma i vapori scaricano, ogni settimana, sul suolo, dei turisti, dai quali io non differisco in nulla Chi se ne occupa, tolto dei facchini, degli albergatori e dei domestici di piazza?
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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano 1910
pagine 113 |
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