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      Se d'Aspromonte avesse trovato questo libro a Parigi, l'avrebbe sfogliato distrattamente, come un vecchio almanacco ripieno di sciocche istorie, ed avrebbe riso della serietà colla quale l'autore tratta queste scempiaggini; nella disposizione d'animo in cui era, fuori del suo ambiente naturale, preparato alla credulità da una folla di piccoli incidenti, egli lo lesse con un orrore segreto, come un profano che consulta su un libro cabalistico delle evocazioni di spiriti e delle formole di scongiuro.
      Per quanto non avesse cercato approfondirgli, i segreti dell'inferno si svelavano a lui; egli non poteva impedirsi di saperli ed ora egli aveva la piena coscienza del suo fatale potere: egli era jettatore! Bisognava ben convenirne in faccia a sè stesso: tutte le caratteristiche descritte da Valetta, egli le aveva.
      Accade spessissimo che un uomo che s'è creduto fino allora in piena salute, apra per caso o per distrazione un libro di medicina; e, leggendo la descrizione patologica d'una malattia, se ne riconosca in preda; illuminato da una luce fatale, egli sente ad ogni sintomo riferito trasalire dolorosamente in sè stesso qualche organo oscuro, qualche fibra nascosta il cui meccanismo gli sfugge, ed egli impallidisce, comprendendo esser sì prossima una morte, che credeva immensamente lontana.
      Paolo provò un effetto identico.
      Egli si mise davanti ad uno specchio guardandosi, con una fissità spaventevole; la sua svariata perfezione, composta di beltà che si trovano ordinariamente insieme, lo faceva più che mai rassomigliare all'angelo decaduto e splendeva sinistramente nel fondo vero dello specchio; le linee delle sue pupille si torcevano come vipere convulse; le sue sopraciglia vibravano come l'arco da cui sta per sfuggire la freccia mortale; la ruga bianca della sua fronte faceva pensare alla cicatrice d'un colpo di fulmine e nei capelli rutilanti pareva scorressero fiamme infernali: la pallidezza marmorea della pelle dava un rilievo anche maggiore ad ogni lineamento di questa fisionomia veramente terribile.


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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano
1910 pagine 113

   





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