Una simile continuità di disgrazie, aggruppata sullo stesso personaggio non era naturale!
Un'altra circostanza più recente gli tornò in mente, con tutti quanti i suoi orribili dettagli, e contribuì immensamente a confermarlo nella sua desolante credenza.
A Londra, egli andava spesso al teatro della Regina, dove la grazia d'una giovane ballerina inglese l'aveva singolarmente colpito. Senza ammirarla più di quello che si può ammirare la graziosa immagine d'un quadro o d'una incisione, egli la seguiva collo sguardo fra le sue compagne del corpo di ballo, a traverso i ravvolgimenti delle manovre coreografiche; egli amava quel volto dolce e melanconico, quel pallore delicato che non arrossiva mai nell'animazione della danza; quei bei capelli d'un biondo morbido e lustro, cinti, secondo il ruolo, di stelle o di fiori; quel lungo sguardo perduto nello spazio, quelle spalle di una castità verginale che rabbrividivano sotto il binocolo, quelle gambe che sollevavano malvolenterose le loro nuvole di garza e scintillavano sotto la seta come il marmo d'una statua antica; e ogni volta ch'essa passava vicino alla ribalta, egli la salutava con un piccolo segno d'ammirazione furtiva o s'armava del binocolo per vederla meglio.
Una sera, la ballerina, trasportata dal volo circolare d'un valzer, sfiorò più da vicino quella scintillante linea di fuoco che separa, in teatro, il mondo ideale dal mondo reale; le sue leggiere vesti di silfide palpitarono come ali di colomba prossima a prendere il volo.
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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano 1910
pagine 113 |
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Londra Regina
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