- Lasciatele al loro posto, disse Paolo a Vincenza; esse sono bellissime.
IX.
Questa osservazione di Paolo parve far piacere al commodoro; Vincenza sorrise, mostrando la sua bella dentatura, i cui canini staccati e puntuti brillavano d'una bianchezza feroce; Alicia, con un colpo rapido di pupilla, parve interrogare l'amico suo d'una domanda che restò senza risposta.
Regnò un silenzio pieno d'impaccio.
I primi minuti d'una visita, ancorchè cordiale, famigliare, attesa e rinnovata ogni giorno, sono ordinariamente impacciati. Durante l'assenza, sia essa pur stata di qualche ora, s'è formato intorno ad ognuno un'atmosfera invisibile, contro la quale l'effusione si spezza. E come un vetro perfettamente trasparente che lascia vedere il paesaggio e che una mosca non potrebbe attraversare col volo. In apparenza non c'è nulla; eppure si sente l'ostacolo.
Un'idea dissimulata per altro da un grand'uso di mondo preoccupava nel medesimo tempo questi tre personaggi una volta più a loro agio.
Il commodoro faceva girare i suoi pollici con un movimento automatico; d'Aspromonte fissava ostinatamente le punte nere e pulite delle corna, come un naturalista che cerca, dietro un frammento, classificare una specie sconosciuta; Alicia giocava colle dita col largo nastro del suo accappatojo di mussola, facendo le viste di rifarne il nodo.
Miss Ward fu la prima a rompere il ghiaccio: con quella giuliva libertà delle giovani inglesi così modeste e così riservate, tuttavia, dopo il matrimonio.
- Veramente, Paolo, non siete molto amabile da qualche tempo.
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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano 1910
pagine 113 |
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