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      - con una voce piena di soavi carezze.
      Alicia era in quel momento d'una bellezza radiosa, allarmante, quasi sovranaturale, che colpì suo zio svegliato di soprassalto per la partenza d Paolo.
      Il bianco degli occhi di lei prendeva dei toni d'argento brunito e faceva scintillare le pupille come stelle d'un nero luminoso; le sue gote si colorivano alla sommità d'un rosa ideale, d'una purezza e d'un ardore celeste, quali alcun pittore non ebbe mai sulla sua tavolozza; le tempie, d'una trasparenza d'agata si venavano di piccole venette turchine e tutta la sua carne sembrava penetrata dai raggi: si sarebbe detto che l'anima le venisse alla pelle.
      - Come siete bella, oggi, Alicia! disse il commodoro.
      - Voi mi guastate, zio, e se non sono la più orgogliosa donnina dei tre regni, non è colpa vostra. Fortunatamente io non credo alle adulazioni anche se disinteressate.
      - Bella, disgraziatamente bella, continuò il commodoro fra sè, essa mi ricorda sua madre, la povera Nancy, che morì a diciannove anni. Angeli simili non possono restar sulla terra: sembra che un soffio li sollevi e che delle ali invisibili palpitino alle loro spalle: troppa bianchezza, troppo rosa, troppa purità, troppa perfezione: manca a questi corpi eterei il sangue rosso e grossolano della vita. Dio, che li presta al mondo per qualche giorno si affretta a riprenderseli. Questo suo supremo splendore mi rattrista come un addio.
      - Ebbene, zio, poichè sono così bella, riprese miss Ward, ecco il momento per maritarmi: il velo e la corona mi staranno magnificamente.


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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano
1910 pagine 113

   





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