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      - Maritarvi! Avete dunque tanta furia di lasciare il vostro vecchio pellerossa di zio, Alicia?
      - Io non vi lascerò per questo: non è forse convenuto col signor d'Aspromonte che vivremo insieme? Sapete bene che non posso vivere senza di voi.
      - Il signor d'Aspromonte! il signor d'Aspromonte! Questo matrimonio non è ancor fatto.
      - Non ha egli la vostra parola.... e la mia? Sir Joshua Ward non ci ha mancato mai.
      - Egli ha la mia parola, rispose il commodoro imbarazzato.
      - Da qui a qualche giorno non spira forse il termine di sei mesi che voi avete fissato? disse Alicia, le cui pudiche gote arrossirono ancora di più, poichè tal colloquio, necessario dal punto di vista cui erano giunte le cose, atterriva la sua delicatezza di sensitiva.
      - Ah! tu hai contato i mesi, piccina? fidatevi dunque a queste fisionomie da santina!
      - Amo il signor d'Aspromonte, rispose gravemente la giovane.
      - Ecco il guajo, fece sir Ward, il quale tutto imbevuto delle idee di Vincenza e d'Altavilla si compiaceva mediocremente d'aver per genero un jettatore. Perchè non ne ami tu un altro?
      - Non ho due cuori, disse Alicia: non avrò che un amore, dovessi, come mia madre, morire a diciannove anni.
      - Morire! Non dite di queste parolacce, ve ne supplico; gridò il commodoro.
      - Avete voi qualche rimprovero a fare al signor d'Aspromonte?
      - Nessuno, di certo.
      - È egli venuto meno, in qualche modo, al suo onore ? S'è dimostrato qualche volta pauroso, vile, mentitore o perfido? Ha forse insultato qualche donna o indietreggiato dinanzi ad un uomo?


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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano
1910 pagine 113

   





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