- Ci ho riflettuto, rispose il commodoro, ma voi lo sapete, Paolo d'Aspromonte ha la mia parola.
- Sta bene; vi sono dei casi, però, in cui una parola si ritira, per esempio, allorchè l'uomo cui s'era data, per una ragione o l'altra, non è tale e quale si credeva dapprima.
- Parlate più chiaramente, conte.
- Mi ripugna assalire un rivale; ma, dopo la conversazione che abbiamo avuto, voi dovreste capirmi. Se voi respingeste Paolo d'Aspromonte, m'accettereste voi per genero?
- Quanto a me, certo; ma è miss Ward che non si accomoderebbe a questa sostituzione. Essa si è fissata su questo Paolo; e la colpa è un po' mia, perchè io stesso vedeva di buon occhio quel giovane prima di tutte queste stupide storie. Scusate la parola, conte, ma il mio cervello è sconvolto!
- Volete voi che vostra nipote muoja? disse Altavilla con un tono grave e commosso.
- Testa e sangue! mia nipote morire! urlò il commodoro saltando sui suo seggiolone.
Quando si toccava questa corda a sir Ward, essa vibrava sempre.
- Mia nipote è dunque seriamente ammalata?
- Non vi spaventate così presto, milord; miss Alicia può vivere ed a lungo.
- Alla buon'ora! Mi avevate sconvolto.
- Ma ad una condizione, seguitò il conte Altavilla, ch'ella non veda più il signor Paolo.
- Ah! ecco la jettatura che ritorna a galla! Disgraziatamente, miss Ward non ci crede,
- Ascoltatemi. Allorchè io incontrai la prima volta miss Alicia al ballo del principe di Siracusa, e che concepii per lei una passione tanto rispettosa che ardente, fu dalla sua splendida salute, dalla sua gioja d'esistenza, dal fiore della vita, che traspariva da tutta lei, che io fui colpito.
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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano 1910
pagine 113 |
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