Avevo anche pensato di pregarvi di tornare in Francia; ma ciò era troppo ingenuo: voi avreste riso di quel rivale che vi avesse detto d'andarvene e lasciarlo solo presso la vostra fidanzata sotto pretesto di jettatura.
Mentre il conte parlava, Paolo si sentiva invaso da un segreto orrore: dunque egli era davvero in preda alle potenze dell'inferno, e l'angiolo malvagio guardava per mezzo delle sue pupille! Egli seminava le catastrofi; il suo amore dava la morte! Per un momento la sua ragione fu scossa e la follia battè le pareti interne del suo cranio, colle sue ali.
- Conte, in parola d'onore, pensate voi ciò che dite? gridò Paolo dopo qualche minuto d'astrazione che il Napoletano rispettò.
- In parola d'onore, io lo penso!
- Oh! sarebbe dunque vero! disse Paolo a mezzavoce; io sono dunque un assassino, un demonio, un vampiro! io uccido questa creatura celeste, e getto nella disperazione questo vecchio!
Ed egli fu lì lì per promettere al conte che non avrebbe più riveduta Alicia; ma il rispetto umano e la gelosia che gli si ridestò nel cuore lo trattennero.
- Conte, fra pochi momenti sarò da miss Ward.
- Nè io vi riterrò: m'avete or ora risparmiato le vie di fatto, ve ne sono riconoscente; sarò lieto, però, di potervi veder domani, nelle ruine di Pompei, alla sala delle Terme, per esempio; ci si sta benone. Quale arme preferite? Siete l'offeso: spada, sciabola o pistola?
- Ci batteremo al coltello e cogli occhi bendati, divisi da un fazzoletto, di cui terremo un capo ciascuno. Bisogna uguagliar le partite; io sono jettatore: non avrei che ad uccidervi guardandovi, signor conte!
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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano 1910
pagine 113 |
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