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      - Non vi faccio dunque più paura? gli chiese con un dolce scherzo.
      - Oh! lasciate che io vi guardi, rispose egli con un tono di voce singolare, inginocchiandosi presso il canapè; lasciatemi inebriare di questa ineffabile bellezza!
      E contemplava avidamente i capelli lucenti e neri di Alicia, la sua bella fronte pura come un marmo greco. i suoi occhi d'un azzurro nero come quello d'una bella notte, la sua bocca di cui un languido sorriso mostrava le perle, il suo collo di cigno... e pareva notare ogni lineamento, ogni particolarità, ogni perfezione come un pittore che volesse fare un ritratto a memoria; egli si saziava dell'aspetto adorato, si faceva una provvista di ricordi, fermando i profili, ripassando i contorni.
      Sotto questo sguardo ardente, Alicia, affascinata, provava una sensazione voluttuosamente dolorosa, gradevolmente mortale; la sua vita s'esaltava e sveniva; essa arrossiva e impallidiva, diventava fredda, poi ardente. Un minuto di più e l'anima l'avrebbe lasciata.
      Pose la mano sugli occhi di Paolo, ma gli sguardi del giovane traversavano come fiamme le dita trasparenti di Alicia.
      - E ora i miei occhi possono spegnersi; la vedrò sempre nel cuore; disse fra sè Paolo rialzandosi.
      La sera, dopo aver assistito al tramonto del sole - l'ultimo ch'egli doveva contemplare - d'Aspromonte, rientrando all'albergo, si fece portare un braciere e del carbone.
      - Che voglia asfissiarsi? disse fra sè Virgilio Falsacappa mentre consegnava a Paddy ciò che gli era stato chiesto: è l'unica cosa bella che potesse fare, questo maledetto jettatore!


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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano
1910 pagine 113

   





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