Rimasto solo, Paolo bagnò il fazzoletto nell'acqua fredda e lo tenne sugli occhi per calmare il bruciore della ferita.
Lasciamolo in questa dolorosa immobilità ed occupiamoci un poco degli altri personaggi della nostra storia.
La nuova della strana morte del conte Altavilla s'era sparsa prontamente per Napoli ed era soggetto a mille ipotesi una più stravagante dell'altra.
L'abilità del conte nella scherma era celebre: Altavilla passava per uno de' migliori tiratori della scuola napoletana: egli aveva ucciso tre uomini, e ne aveva ferito gravemente cinque o sei, in duello. Era così ben fondata la sua fama, che egli non si batteva più. I più celebri duellisti lo salutavano gentilmente e gli avrebbero chiesto scusa se insultati da lui. Se qualcuno di questi rodomonti avesse ucciso Altavilla, non avrebbe certo mancato di farsene un vanto infinito. Restava la supposizione d'un assassinio; ma il biglietto trovato, la cui scrittura fu autenticata da persone che avevano avute dal conte più di cento lettere? La circostanza degli occhi bendati, poichè il cadavere teneva ancora un fazzoletto intorno al capo, sembrava addirittura inesplicabile. Si ritrovò, oltre lo stile piantato nel petto del conte, un altro stile sfuggito forse dalla sua mano indebolita; ma se il duello aveva avuto luogo al coltello, come mai quelle spade e quelle pistole che si riconobbero per aver appartenuto al conte e colle quali il cocchiere disse averlo portato a Pompei, dove gli aveva dato ordine d'andarsene se in capo a un'ora non fosse ricomparso?
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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano 1910
pagine 113 |
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