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      C'era da perdere la testa.
      Il rumore di questa morte giunse presto agli orecchi di Vincenza che ne istruì sir Ward. Il commodoro, il quale ricorse subito alla memoria il misterioso colloquio che Altavilla aveva avuto con lui intorno ad Alicia, travide confusamente qualche tentativo tenebroso, qualche lotta orribile e disperata, nella quale doveva essersi trovato avvolto, volontariamente o no, il signor d'Aspromonte. Quanto a Vincenza, essa non esitò un momento ad attribuire la morte del bel conte al triste jettatore, ed in ciò il suo odio la serviva come una seconda vista. Pure, Paolo aveva fatto, all'ora solita, la sua visita a miss Ward, e nulla nel suo contegno tradiva l'emozione d'un dramma terribile; anzi egli pareva fin più calmo del solito.
      Questa morte fu nascosta a miss Ward, il cui stato diveniva inquietante, senza che il medico inglese chiamato da sir Joshua potesse constatare una malattia ben caratterizzata: era come una specie di svenimento della vita: una specie di palpitazione dell'anima che battesse le ali per riprendere il volo, di soffocazione di uccello sotto la macchina pneumatica, piuttostochè un male reale, possibile ad esser curato coi mezzi ordinari. Si sarebbe detto un angelo rattenuto in terra ed avente la nostalgia del cielo: la bellezza di Alicia era così soave, così immateriale, che la grossolana atmosfera umana non doveva più esser respirabile per lei.
      D'Aspromonte quel giorno non venne: per nascondere il suo sacrificio, egli non voleva presentarsi colle pupille rosse riserbandosi di attribuire la sua cecità a tutt'altra causa.


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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano
1910 pagine 113

   





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