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      L'indomani, non sentendo più dolore, egli montò nella sua carrozza, guidata dal groom Paddy.
      La vettura si fermò al solito cancello. Il cieco volontario lo spinse e, tastando il terreno col piede, entrò nel sentiero conosciuto. Vincenza non era accorsa, secondo il suo uso, al rumore del campanello: nessuno di quei piccoli rumori vivaci, che sono come il respiro d'una casa vivente, giungeva all'orecchio teso di Paolo: un silenzio cupo, profondo, spaventevole, regnava in quella abitazione che si sarebbe potuto supporre abbandonata.
      Questo silenzio, di per sè stesso sinistro, diventava ancora più lugubre fra le tenebre che avvolgevano il nuovo cieco.
      I rami ch'egli non riconosceva più sembravano volerlo ritenere come bracci supplichevoli e volergli impedire d'andar più innanzi. Gli allori gli sbarravano il passo, i rosai gli si attaccavano agli abiti, le liane gli s'avviticchiavano alle gambe; il giardino intero gli diceva nella sua lingua muta: - Disgraziato! che vieni a far qui; non forzare gli ostacoli che io ti oppongo; vattene! - Ma Paolo non udiva; e tormentato da presentimenti terribili, si rotolava fra il fogliame, respingeva gli ammassi di verde, spezzava i rami ed avanzava sempre verso la casa.
      Stracciato, ferito dai rami irritati, egli giunse alfine in fondo al viale.
      Uno sbuffo d'aria libera 1o colpì in pieno viso ed egli continuò il suo cammino colle mani tese in avanti.
      Incontrò il muro e trovò la porta a tastoni.
      Entrò: nessuna voce amica gli dette il benvenuto. Non sentendo alcun suono che lo guidasse, egli rimase qualche secondo incerto sulla soglia.


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Jettatura
di Théophile Gautier
Sonzogno Milano
1910 pagine 113

   





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