Sa ognuno che, dopo la distruzione del Romano Impero e lo stabilimento de' popoli barbari nelle pių floride province dell'Europa, si perdette quasi ad un tratto quel buon gusto, che per le Scienze e per le Arti i Greci ed i Romani per ogni dove aveano sparso. Ne' secoli barbari infatti e nemici della virtų, obbligati i popoli ad una certa maniera di vivere la pių dura, la pių aspra, nulla si curavano di coltivare le Scienze e le Arti; e per la Musica in particolare pių forse non aveano o la inclinazione o la delicatezza de' sensi necessaria, nč per produrre, nč per gustare i veri piaceri della medesima. In progresso di tempo depose l'Europa di mano in mano le triste spoglie di quella massima rozzezza ed ignoranza in cui era avvolta; e tosto che la pace offrė ai cittadini ozio bastante onde provvedere alle cose necessarie per l'umano commercio: allora fu che nuovamente l'amore insorse per le Scienze ed Arti, le quali poi circa il decimo secolo si videro quasi a nuova luce rinascere con una certa proporzionata cultura; e per opera principalmente di alcuni monaci tirreni, ora toscani, e di alcuni altri del Lazio, i quali a fronte del general disordine seppero in certa maniera custodirne i principali documenti. Ma con tutto questo perō elleno non son giunte che assai lentamente a quel grado di perfezione, nel quale in oggi le veggiamo collocate; e le prime di esse, che si formarono dietro le cure di tanti periti, non poterono vantare il loro lustro ed il loro splendore che nel secolo XV.
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