Il nuovo ed energico effetto in lui prodotto dalle magiche combinazioni armoniche, che in esse ritrovò, senza poterne analizzare le ragioni, lo determinarono a cercarne l'origine, la quale egli ben supponeva dover essere basata sopra principj certi, ma a lui pur anche ignoti.
Ma non avendo chi lo guidasse in tale esame, nell'occasione che dovette portarsi nuovamente in Italia per affari del suddetto teatro, gli fu indicato dal valente sig. maestro Bianchi cremonese il Sistema dell'esimio Padre maestro Vallotti, il quale si procurò a Padova, e collo studio di quello gli fu facile in appresso lo sviluppo di qualunque intricato accordo.
Con tali mezzi pertanto fatto maestro compositore da per sè stesso, ed avendo formato delle idee di vero buon gusto col sentire ed esaminare le migliori e più applaudite Opere del giorno, incominciò nel 1790 la sua carriera teatrale scrivendo la sua prima Opera al R. teatro di Torino: l'Olimpiade. In seguito a Londra: Il Demofoonte, La Zenobia, La Nitteti, La Didone e moltissimi altri pezzi isolati per uso di detto teatro. Ritornato in Italia nel 1802, chiamato d'ordine dell'in allora Vice-Presidente della Repubblica Italiana il sig. Duca di Lodi, scrisse nel 1803 in Milano il Castore e Polluce ed il Giudizio di Numa: nel 1804 l'Oreste in Tauride. Fu chiamato a Torino nel 1805, dove scrisse La Sofonisba; quindi nella primavera ritornò a Milano per rimettere in iscena il Castore e Polluce, in occasione dell'incoronazione del nostro Augustissimo Sovrano.
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