Scrisse moltissimo per chiesa e per teatro; e si è distinto particolarmente nell'espressione del recitativo. Nel Tigrane da esso composto nel 1747, non meno che nell'ultima sua Opera intitolata Amor Contadino prodotta nel 1760, si trovano alcuni pezzi, i quali anche in oggi potrebbero servir di modello ai giovani studiosi. Egli è morto poco dopo il 1772.
LAPINI CARLO, nato in Siena nel 1724 e morto il 28 ottobre 1802.
È questo il più gran filarmonico che abbia avuto la sua patria, e uno dei più eccellenti della Toscana, benchè poco cognito, essendo stato d'un'indole nulla affatto sociabile e d'un carattere bisbetico, benchè d'una purissima morale. Egli si pose assai adulto a studiare la Musica sotto la direzione di Franco Franchini; ma avendo un'ingrata voce di contralto, il maestro lo fece applicare all'organo, nel quale parve che poco ancora riuscisse. Nel 1743 mancando l'organista alla cappella della collegiata, Franco gli procurò quel posto, abbenchè fosse poco capace di sostenerlo, come egli stesso confessava. L'assiduo studio del contrappunto gli fece strada ad ottenere nel 1757 il maestrato della collegiata vacante per la morte del Franchini. Il suo ingegno piuttosto tardo gli fece dare alla luce poche produzioni. Nell'anno 1780, per i funerali dell'Imperatrice Maria Teresa, fece eseguire la sua messa di Requiem, e questa fu il capo d'opera del Lapini; pezzo veramente classico nel suo genere d'una maestà e robustezza tale da destare ammirazione nei più grandi maestri. Il Lapini ebbe corrispondenza col celebre P. Martini bolognese.
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