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      La quarta e la quinta, allora quando sono giuste, sono due consonanze70; ma quando vengono alterate per accrescimento, o per diminuzione d'una mezza voce, si reputano dissonanze. Le terze e le seste, tanto maggiori che minori, sono consonanze; ma se all'uno, o all'altro di questi intervalli maggiori si aggiugne una mezza voce, per cui diviene accresciuto, oppure si leva una mezza voce ad uno de' suddetti intervalli minori, per cui rendesi diminuito; in allora non si riguardano più per consonanze, ma bensì per dissonanze. La seconda tanto maggiore che minore, od accresciuta; la settima sì maggiore che minore, o diminuita; la nona tanto minore che maggiore; queste tutte sono mai sempre dissonanze. La decima poi, essendo una replica della terza, tanto maggiore che minore, è sempre una consonanza; e l'undecima giusta anch'essa è una consonanza, per essere appunto una replica della quinta giusta.
      Onde rivoltare un intervallo dell'ottava, qualunque sia, d'altro d’uopo non evvi che di trasportare all'ottava di sotto il suono più acuto dei due che costituiscono il dato intervallo; oppure di trasportare all'ottava di sopra il suono più grave dei due indicati. Così facendo si riconoscerà ben tosto, che la seconda pel rivolto rende la settima: la terza rende la sesta: la quarta rende la quinta; e così reciprocamente la quinta nel suo rivolto rende la quarta; la sesta rende la terza, e la settima la seconda. Se adunque dalla nota di un dato tuono, per esempio, si discenderà di terza, essendo questa il rivolto della sesta diretta, non si dovrà dire che si è portato al suono della terza, ma bensì a quello della sesta; giacchè debbesi mai sempre aver riguardo alla nota fondamentale del tuono di cui si tratta.


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Nuova teoria di musica ricavata dall'odierna pratica
ossia Metodo sicuro e facile in pratica per ben apprendere la musica
di Carlo Gervasoni
Stamperia Blanchon Parma
1812 pagine 345