Questo era lo stato delle frontiere romane, e tali eran le massime della politica imperiale, dalla morte di Augusto fino all'esaltazione di Traiano. Questo Principe virtuoso ed attivo, all'educazione di un soldato univa i talenti di un Generale(28). Il pacifico sistema de' suoi predecessori fu interrotto da scene di guerra e di conquista; e le legioni, dopo un lungo intervallo, videro finalmente alla loro testa un Imperatore soldato. Le prime imprese di Traiano furono contro i Daci, popoli i più bellicosi tra quelli che abitavano di là dal Danubio, e che sotto il regno di Domiziano avevano impunemente insultato la maestà di Roma(29). Alla forza ed alla ferocia propria dei Barbari, essi univano un disprezzo per la vita, originato in loro dalla ferma persuasione della immortalità e trasmigrazione delle anime(30). Decebalo, lor Re, si mostrò rivale non indegno di Traiano; nè disperò mai della propria e della pubblica fortuna, finchè, per confessione ancora de' suoi nemici, non ebbe esauriti tutti i ripieghi del valore e della politica(31). Questa memorabil guerra, interrotta da una brevissima tregua, durò cinque anni; e siccome l'Imperatore potè impiegarvi, senza riserva, le intere forze dello Stato, essa finì con la perfetta sommissione dei Barbari(32). La nuova provincia della Dacia, che formava una seconda eccezione al precetto di Augusto, aveva quasi mille trecento miglia di circonferenza. I suoi naturali confini erano il Niester, il Teyso ossia Tibisco, il Danubio inferiore, e il mare Eusino.
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