La forza navale mantenuta dagl'Imperatori potrebbe sembrare inadeguata alla loro grandezza; ma era sufficientissima ad ogni util disegno del Governo. L'ambizione dei Romani era limitata alla terra, nè mai quel popolo bellicoso fu animato dallo spirito intraprendente, che aveva spinto i naviganti di Tiro, di Cartagine e anche di Marsilia ad estendere i confini del mondo, e ad esplorare le più remote coste dell'Oceano. Era per li Romani l'Oceano un oggetto di terrore anzi che di curiosità(83); tutta l'estensione del Mediterraneo, dopo la distruzion di Cartagine e l'estirpazione dei pirati, era inclusa dentro le loro province. La politica degli Imperatori era soltanto diretta a conservare il pacifico dominio di questo mare, ed a proteggere il commercio dei loro sudditi. Con queste mire di moderazione, Augusto pose due flotte permanenti nei porti più adatti(84) dell'Italia, una a Ravenna sull'Adriatico, l'altra a Miseno nella baia di Napoli. Pare che l'esperienza col tempo convincesse gli antichi, che subito che le loro galere eccedevano due o tre ordini di remi, erano più atte ad una vana pompa che ad un servizio reale. Augusto medesimo, nella vittoria di Azio, avea veduto la superiorità delle sue leggieri fregate (chiamate liburnie) sopra i grandi, ma lenti castelli del suo rivale(85). Di queste liburnie esso compose le due flotte di Ravenna e di Miseno, destinate a dominare, una la divisione orientale del Mediterraneo, e l'altra l'occidentale, e ad ogni squadra unì un corpo di diverse migliaia di marinari.
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