I filosofi greci ricavavano la loro morale dalla natura dell'uomo, anzi che da quella di Dio. Essi meditavan però sulla natura divina come oggetto di una speculazione molto importante e curiosa, ed in questa profonda ricerca mostravano la forza e la debolezza dell'umano intendimento(115). Tra le quattro più celebri scuole, gli Stoici ed i Platonici procurarono di riconciliare i discordanti interessi della ragione e della religione. Essi ci hanno lasciate le più sublimi prove della esistenza e delle perfezioni della cagione prima; siccome però impossibile era ad essi il concepire la creazione della materia, così l'artefice, nella filosofia stoica, non viene abbastanza distinto dall'opera; mentre al contrario il Nume spirituale di Platone e dei suoi discepoli sembra piuttosto un'idea, che una sostanza. Le opinioni degli Accademici e degli Epicurei erano di una tempra men religiosa; ma nel mentre che i primi erano dalla modesta loro scienza indotti a mettere in dubbio, gli ultimi dalla loro positiva ignoranza erano costretti a negare la Provvidenza di un Reggitore supremo. Lo spirito di ricerca, avvivato dalla emulazione, e sostenuto dalla libertà, aveva divisi i pubblici maestri di filosofia in una varietà di contrarie Sette; ma la gioventù ingegnosa, che da ogni parte concorreva ad Atene ed alle altre sedi delle scienze nell'Impero romano, era egualmente ammaestrata in ogni scuola a rigettare e disprezzare la religione del popolo. Come, di fatto, era egli possibile che un filosofo accettasse per verità divine le vane novelle dei poeti, e le tradizioni incoerenti dell'antichità; o che adorasse come Dei quegli enti imperfetti, ch'esso avrebbe disprezzati come uomini?
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