II. La meschina politica di conservare senza alcun mescuglio straniero il puro sangue degli antichi cittadini, avea rintuzzata la fortuna, ed affrettata la rovina di Atene e di Sparta. Il genio sprezzante di Roma sacrificò quella debole vanità ad una più soda ambizione, e credè più prudente ed onorevole partito adottare e far suoi la virtù ed il merito, ovunque li ritrovasse, sia tra gli schiavi o gli stranieri, sia tra i nemici od i Barbari(129). Nella più florida età della Repubblica ateniese, il numero dei cittadini gradatamente decrebbe quasi da trenta(130) a ventunmila(131). Se al contrario si esamina l'accrescimento della Repubblica romana, si scopre che, non ostanti le continue perdite per le guerre e le colonie, i cittadini che nel primo censo di Servio Tullio non ascendevano a più di ottantatremila, erano moltiplicati, innanzi al principio della guerra Sociale, al numero di quattrocento sessantatremila uomini atti a portar le armi in servizio della patria(132). Quando gli alleati di Roma pretesero una egual parte agli onori ed ai privilegi, il Senato, invero, preferì la sorte delle armi ad una concessione ignominiosa. I Sanniti ed i Lucani pagarono severamente la pena della loro temerità; ma pel resto degli Stati italiani, come successivamente rientrarono nel dovere, vennero ricevuti in seno della Repubblica(133), e presto contribuirono alla rovina della pubblica libertà. Sotto un governo democratico, i cittadini esercitano il potere della sovranità; e questo potere prima degenera in abuso, indi si perde, se venga affidato ad una moltitudine disadatta pel numero al maneggio delle pubbliche cose.
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