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      Fu una volta proposto di dar agli schiavi per distintivo un abito particolare, ma si temè con ragione che vi fosse qualche pericolo nel far ad essi conoscere la grandezza del loro numero(162). Senza interpretare nel loro più stretto senso le pompose voci di legioni e di miriadi(163), si può probabilmente asserire che la proporzione degli schiavi, che si valutavano come proprietà, era più considerabile di quella dei servi mercenarj(164). I giovani di un ingegno che prometteva, erano instruiti nelle arti e nelle scienze, ed il loro prezzo si misurava dal grado della loro abilità e dei loro talenti(165). Quasi ogni professione o liberale(166) o meccanica, si trovava nella casa di un ricco Senatore. I ministri della magnificenza e del piacere erano moltiplicati oltre l'idea del lusso moderno(167). Il mercante o il manifattore trovava più utile a comprare, che a prendere a paga i suoi lavoranti; e nella campagna gli schiavi erano impiegati come gli strumenti meno costosi e più utili dell'agricoltura. Si possono portare diversi particolari esempi per confermar la generale osservazione, e mostrare la moltitudine degli schiavi. Un tristo avvenimento fece scoprire che in un sol palazzo di Roma si mantenevano quattrocento schiavi(168). Ne apparteneva un numero eguale ad una villa, che una vedova affricana di condizione molto privata cedè al suo figlio, mentre si riservava per se una maggior porzione del suo patrimonio(169). Sotto il Regno di Augusto un liberto, le cui ricchezze erano molto diminuite per le guerre civili, lasciò tremila seicento paia di bovi, dugento cinquantamila capi di bestiame minuto, e quattromila cento sedici schiavi, i quali venivano quasi inclusi nella descrizione de! bestiame(170).


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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