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      Gli Imperatori più virtuosi godevano di mostrare la loro magnificenza soltanto nelle fabbriche fatte per l'onore e per l'utile della nazione. L'aureo palazzo di Nerone eccitò una giusta indignazione, ma l'istesso terreno usurpato dal suo sfrenato lusso, fu più nobilmente occupato sotto i successivi regni dal Colosseo, dai bagni di Tito, dal portico di Claudio o dai tempj dedicati alla Pace od al Genio di Roma(181). Questi monumenti di architettura, proprietà del Popolo romano, erano adornati dalle più belle produzioni della greca pittura e scultura; e nel tempio della Pace si aprì una libreria molto rara alla curiosità dei letterati. Poco lungi di là sorgeva il Foro di Trajano. Questo era di forma quadrangolare, circondato da un alto portico, nel quale quattro archi trionfali aprivano un ingresso nobile e spazioso; nel centro era posta una colonna di marmo, la cui altezza di cento dieci piedi indicava l'elevazione della collina che vi era stata spianata. Questa colonna, che ancor sussiste nella sua antica bellezza, presentava un esatto quadro delle vittorie riportate, da chi l'innalzò, contro i Daci. Il soldato veterano contemplava la storia delle sue proprie campagne, ed il pacifico cittadino, per una facile illusione di vanità nazionale, si associava agli onori del trionfo. Tutti gli altri quartieri della capitale, e tutte le province dell'Impero erano abbellite dal medesimo liberale genio di pubblica magnificenza, e ripiene di anfiteatri, teatri, tempj, portici, archi trionfali, bagni ed acquedotti, tutti per diversi modi utili alla salute, alla devozione, ed ai piaceri degl'infimi cittadini.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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