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      Al rinascere delle lettere il giovanil vigore dell'immaginativa, la nazionale emulazione, una nuova religione, nuove lingue, ed un nuovo mondo riscossero dal lungo letargo il genio dell'Europa. Ma i provinciali di Roma, schiavi di una artificiosa ed uniforme educazione straniera, erano molto deboli per competere con quei valorosi antichi, i quali con esprimere i loro genuini sentimenti nella lingua nativa, avevano già occupati tutti i posti di onore. Il nome di poeta era quasi andato in obblio; e dai Sofisti si usurpava quel di oratore. Un nembo di critici, di compilatori e di commentatori oscurava le scienze; e la decadenza del genio fu presto seguita dalla corruttela del gusto.
      Il sublime Longino, che in un periodo meno remoto, ed alla corte di una Regina della Siria conservava lo spirito della antica Atene, fa lamentevoli osservazioni sopra questa decadenza de' suoi contemporanei, che avviliva i sentimenti, snervava il coraggio, e deprimeva i talenti. "Nello stesso modo (dic'egli) che quei ragazzi, i quali da bambini sono stati troppo strettamente fasciati, rimangono sempre pimmei, così le nostre tenere menti, incatenate dai pregiudizj e dagli abiti di una stretta servitù, non sono capaci di dilatarsi, o di arrivare a quella ben proporzionata grandezza, che noi ammiriamo negli antichi; i quali vivendo sotto un governo popolare, scrivevano con la stessa libertà, con la quale operavano(220)." Questa degradata statura del genere umano, per continuar la metafora, andò giornalmente vie più scemando, ed il Mondo romano era veramente popolato da una razza di pimmei, quando i fieri giganti del Settentrione l'invasero, e rinvigorirono ed emendarono le degenerate nazioni.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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