Rinacque per essi lo spirito generoso di libertà; e dopo la rivoluzione di dieci secoli, la libertà divenne la felice madre del buon gusto e delle scienze.
CAPITOLO III.
Costituzione del romano Impero nel secolo degli Antonini.
Una Monarchia, secondo la definizione che più facile presentasi, è uno Stato, in cui ad una sola persona, venga questa con qualsisia nome distinta, si affida l'esecuzione delle leggi, il governo dell'entrate, ed il comando dell'armi. Ma se la pubblica libertà non è protetta da intrepidi e vigilanti custodi, l'autorità di un magistrato così formidabile tralignerà in dispotismo fra breve. In un secolo di superstizione l'influenza del clero potrebbe utilmente servire a sicurare i diritti del genere umano: ma il trono e l'altare sono sì strettamente connessi, che di rado lo stendardo della Chiesa si è veduto a sventolare dal lato del popolo. Una nobiltà guerriera ed un popolo inflessibile, padrone delle armi, tenace del diritto di proprietà, e raccolto in adunanze secondo la legge, formano il solo contrappeso atto a sostenere una costituzione libera contro le usurpazioni di un Principe ambizioso.
La vasta ambizione del Dittatore aveva atterrato ogni argine della costituzione romana, e la destra crudele del Triumviro aveva distrutto ogni riparo. Dopo la vittoria di Azio, il destino del Mondo romano dipendeva dal volere di Ottaviano, a cui l'adozione dello zio dette il nome di Cesare, e dipoi l'adulazione del Senato quello di Augusto. Questo conquistatore aveva sotto di sè quarantaquattro legioni veterane(221) che conoscevano la propria forza e la debolezza della costituzione politica, avvezze per venti anni di guerra civile alle stragi ed alle violenze, ed appassionate per la famiglia di Cesare, dalla quale solamente aveano ricevute ed aspettavano le più larghe ricompense.
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