Nel suo campo il Generale esercitava un potere assoluto di vita e di morte, la sua giurisdizione non era vincolata da alcuna formalità legale, e l'esecuzione della sua sentenza era immediata(228) e senza appello. I nemici di Roma regolarmente si dichiaravano dalla autorità legislativa. Le più importanti risoluzioni per la pace o per la guerra venivano seriamente dibattute nel Senato, e solennemente ratificate dal Popolo. Ma nei paesi molto lontani dall'Italia, i Generali si prendevan la libertà di portar le armi delle legioni contro qualunque popolo, e come più lor pareva espediente al servizio pubblico. Dal successo e non dalla giustizia delle loro imprese essi aspettavano gli onori del trionfo. Usavano dispoticamente della vittoria, specialmente quando non furono più ritenuti dalla presenza dei Commissarj del Senato. Quando Pompeo comandava nell'Oriente, egli ricompensò i suoi soldati ed i suoi alleati, detronizzò Sovrani, divise regni, fondò colonie, e distribuì i tesori di Mitridate. Ritornato a Roma, ottenne con un sol decreto del Senato e del popolo la ratifica universale di tutta la sua condotta(229). Tale era il potere sopra i soldati o sopra i nemici di Roma che veniva concesso ai Generali della Repubblica, o era da loro usurpato. Essi erano nel tempo stesso i governatori o piuttosto i Monarchi delle province conquistate, univano alla civile l'autorità militare, amministravano la giustizia, come pure le pubbliche entrate, ed esercitavano la potenza esecutiva dello Stato, e la legislativa ad un tempo.
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