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      Nei regni elettivi la vacanza del trono è un momento di crisi e di pericolo. Gl'Imperatori romani, desiderosi di risparmiare alle legioni questo intervallo di sospensione, e la tentazione di una scelta irregolare, investivano il destinato lor successore di tanta porzione di autorità presente, che potesse bastargli dopo la lor morte ad assumerne il resto, senza che l'Impero si accorgesse di aver cangiato padrone. Così Augusto, poichè da morti intempestive restaron recise le sue più belle speranze, le ripose all'ultimo tutte in Tiberio; ottenne per questo suo figlio adottivo le dignità di Censore e di Tribuno, e con una legge rivestì il Principe futuro di un'autorità uguale alla sua sulle province e sugli eserciti(252). Così Vespasiano soggiogò l'anima generosa del suo figlio maggiore. Tito era adorato dalle legioni orientali, che aveano sotto il suo comando terminato di conquistar la Giudea. Il suo potere era temuto, e siccome le sue virtù erano coperte dall'intemperanza della gioventù, sì sospettava de' suoi disegni. In vece di dare orecchio a tali ingiusti sospetti, il prudente Monarca associò Tito a tutti i poteri dell'Imperial dignità; e il grato figlio sempre si mostrò ministro umile e fedele di un padre così indulgente(253).
      Il buon senso di Vespasiano l'impegnò veramente ad abbracciare ogni mezzo di assodare la sua elevazione recente e precaria. Il giuramento militare, e la fedeltà delle truppe erano state consacrato dall'uso di cent'anni al nome e alla famiglia dei Cesari; e benchè questa fosse stata continuata soltanto con il fittizio rito della adozione, i Romani però ancor riverivano nella persona di Nerone il nipote di Germanico, ed il successore diretto di Augusto.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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